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Quanto serve un campionato secondario di League of Legends?

Con l’affermazione del PG Nationals e dell’EVC di ESL, chi vuole seguire il livello più alto di League of Legends in Italia può farlo con relativa semplicità e gli appassionati sono affezionati ai principali team e giocatori, soprattutto ai più attivi sui social. Il numero crescente di italiani (effettivi o adottivi) coinvolti in LEC – prima Jiizuke, ora Shadow, Orome, Sleeping e LIMIT – sembra inoltre testimoniare l’importanza dell’Italia nel percorso di sviluppo di molti giocatori per poter puntare in alto nel panorama europeo.

Qualcosa però sembra non tornare: i team sembrano sempre più convinti nell’investire a breve periodo su giocatori affermati (per uno o due split massimo), con la progressiva scomparsa di giovani su cui scommettere. Cosa è cambiato? Non c’è talento su cui investire in Italia?
No, perché comunque parliamo di un paese che ha meno giocatori di elo altissimo rispetto agli altri in Europa, quindi ovviamente il bacino da cui raccogliere talenti è minore (e questo giustifica la presenza di numerosi imports nei team italiani). Ma una scena va coltivata e secondo chi scrive alcuni team potrebbero essere pronti a fare scommesse. Il problema è che manca una piattaforma dove farlo.

Nel 2018 si è tenuta l’ultima edizione di Lega Prima (torneo organizzato da GEC per quattro stagioni), ed a Marzo di quell’anno si è disputato il Promotion tournament con i team vincenti di Lega Seconda contro i due ultimi classificati della stagione 3 della Prima. I roster dei team partecipanti al qualifier erano i seguenti:

Si tratta di nomi per lo più ormai molto conosciuti attualmente all’interno del panorama competitivo italiano. CLN e RCN venivano da Lega Prima, mentre ESC e PWN avevano mantenuto i loro roster dopo l’esperienza in Lega Seconda, un campionato strutturato e definito (a leggere i nomi dei giocatori c’è da rimanere a bocca aperta).
Al momento nessuno dei due organizzatori di tornei (PG Esports o ESL) ha un vero e proprio campionato secondario dove le squadre potrebbero far crescere giocatori per tentare il passo successivo – sia al PG Nationals che all’EVC si accede con un open qualifier, con molti roster creati per l’occasione e destinati a sciogliersi in poco tempo.

Entrambi però hanno tentato qualcosa, senza ottenere un grande successo:

  • Proving Grounds: una specie di torneo showmatch creato da PG con “nuove speranze” pronte a mettersi in mostra in team (gestiti dalle org partecipanti al PG Nats) creati apposta per l’occasione. La maggior parte dei giocatori erano però tutt’altro che facce nuove, anche se alcuni di questi hanno comunque ottenuto in seguito l’accesso al torneo principale dopo esserne stati inizialmente esclusi.
  • Academy League: torneo idealmente successore di Lega Seconda (nonostante il nome faccia pensare che sia riservato ai vivai dei team principali, in verità l’accesso al campionato è libero), con molti team secondari che si mettono in mostra, molti dei quali composti di players estremamente giovani – ma di un livello più basso rispetto al passato. “In mostra” forse è però un parolone, dato che il torneo non è streammato (esclusa la finale) ed è molto difficile trovare i dati sulle partite. Basti pensare che dalle due edizioni disputate nel 2019, al momento nessun giocatore sembra essere stato selezionato dai team principali, competendo comunque – con scarsi risultati – nei qualifier del PG Nats.

È tutto così facile? Basta un campionato secondario per risolvere tutti questi problemi dei team inferiori? Ovviamente no: rimangono comunque da affrontare discorsi molto lunghi e complicati sul costo (non irrisorio) della gestione di un torneo sia da parte di chi organizza che di chi partecipa, oltre ad una questione di interesse del pubblico (chi è disposto a guardare un torneo secondario, di livello più basso rispetto ad un campionato italiano già non sempre splendente?).

Chi scrive è convinto però che garantire una certa stabilità alla base del sistema possa a lungo termine pagare ottimi dividendi. Serve serietà da parte di tutti perché un progetto del genere possa funzionare, ma se vogliamo che oltre agli Orome e ai LIMIT del futuro ci siano anche dei Jiizuke o Shadow, c’è bisogno di una grande scossa al panorama.