Realizzare ciò che è successo in questi due giorni è probabilmente il compito più difficile per qualsiasi membro dei Rogue: impossibile pensare a un dominio incontrastato dell’organizzazione che veste blu nei due giorni di Malmö eppure ciò che abbiamo assistito è stato proprio questo.
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Il primo titolo per l’organizzazione, la prima gioia di Odoamne dopo 475 partite giocate e anni di bocconi amari mandati giù, la redenzione di Comp, scartato dopo meno di 6 mesi dai Vitality perché “non buono abbastanza”. La vittoria di giocatori considerati sempre ripieghi, seconde scelte. Bravi ma non abbastanza per vincere. Campioni della regular season, perdenti per eccellenza nei playoff. Da due anni a questa parte in ordine: secondi, terzi, secondi e finalmente primi.
Si è rotta la maledizione, sono stati zittiti tutti i non credenti (me compreso) e soprattutto si è scritta la storia dell’LEC, perché i Rogue sono il quinto team in assoluto a vincere un titolo europeo e il terzo dalla creazione della nuova lega.
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Ci sono stati degli aspetti fondamentali che hanno contribuito al raggiungimento di questo sogno, frutto di lavoro di squadra ma anche delle prestazioni individuali nei momenti chiave delle serie.
La svolta è arrivata dopo la figuraccia presa la scorsa settimana da parte dei G2, 3-0 veloce e, sulla carta, antipasto di quello che sarebbe stata la finale di ieri.
Nessuno di loro è andato in Svezia per godersi una vacanza di qualche giorno, hanno mantenuto un solo obiettivo in testa e ci hanno creduto sin dal primo minuto del match contro i Fnatic, ancor di più dopo la sconfitta subita durante il game 1.
Sono usciti gli attributi, i ragazzi sono entrati in una trance agonistica che gli ha visti performare al meglio delle loro possibilità nell’arco delle cinque partite successive.
A caccia di un sogno che si è materializzato sempre più ogni minuto, un trofeo che vale molto più del semplice materiale di cui è fatto: una legittimazione tra l’olimpo dei grandi, il passo finale per essere riconosciuti tra i migliori e la coscienza di non essere più sottovalutati ma di essere i campioni, quelli veri.
Don’t Stop Believin’ pic.twitter.com/oSZei0j4En
— lars (@Larssen00) September 11, 2022
Non si può che gioire conoscendo la storia dell’organizzazione e dei ragazzi che la compongono: la spina dorsale dei wonder kids degli Ago Rogue, con il solo Larssen rimasto a rappresentare un gruppo storico, ci sono stati cambiamenti, scelte discutibili, tantissime delusioni ma sempre lavoro intenso, coesione e umiltà.
Lo avete già letto sopra ma è giusto ricordare ogni singolo giocatore e la loro “reputazione” prima di questo weekend.
Odoamne: l’operaio della toplane. Ormai “vecchio”, forte ma mai vincente.
Malrang: l’ennesimo import coreano destinato a fallire, scarto dei Damwon KIA e difficile da leggere durante le partite.
Larssen: figlio di una generazione di midlaner di talento (Nemesis, Humanoid, Abbedagge) e tra tutti l’unico a subire critiche su critiche. L’eterno secondo per eccellenza.
Comp: totalmente fuori dall’LEC un anno fa, con una carriera sulla carta bruciata e un caratteraccio da gestire.
Trymbi: supporto silenzioso, che non ruba la scena e non fa giocate scintillanti.
Sempre considerato sotto ai vari Hilyssang, Mikyx, Targamas.
Also an appreciation post for everyone that I’ve been working with at Rogue since the start of the year. Pretty sure I’ve said it many times but I’m so grateful for the opportunity and the trust that they gave to me. Hope I make you even prouder.
GO ROGUE GO#Worlds2022
— Markos Stamkopoulos (@CompGRE) September 12, 2022
5 buoni giocatori ma niente di più. Adesso sono 5 campioni da guardare con rispetto e ammirazione. Chapeu ai Rogue e a tutti quelli che ne hanno fatto parte in passato, ogni scelta fatta ha portato a questo successo incredibile meritato più di ogni altro titolo europeo, sudato come nessun’altro. E possibilmente anche l’ultimo sotto il loro nome.
E’ risaputo come KOI, l’organizzazione con a capo Ibai abbia acquisito il 50% dello slot LEC dei Rogue e come dal prossimo anno ci siano grosse possibilità che come nome rappresentante ci possa essere quello della squadra spagnola e non quello dei campioni in carica, con un nuovo roster.
Nel mentre lasciateli festeggiare in pace e andare al mondiale con l’obiettivo di stupire tutti, un’altra volta.